Si chiama banking, ma con gli istituti di credito non ha nulla a che fare. Il riferimento è semmai alla conservazione, poiché il banking è in realtà la tecnica di conservazione del grasso corporeo nel tempo tramite la crio conservazione in vapori di azoto libero a quasi – 200 °C. Una tecnica che – con costi sostanzialmente molto contenuti – permetterà ai pazienti di poter conservare il grasso in eccesso, che potrebbe essere utilizzato per interventi di chirurgia plastica futuri. Cerchiamo quindi di comprendere in che modo funziona questa ennesima innovazione compiuta dalla medicina estetica, e quali applicazioni potrebbe avere anche nel nostro Paese.
Il meccanismo è piuttosto semplice, almeno a parole: dopo aver effettuato un intervento di liposuzione, l’adipe in eccesso viene custodito in apposite “banche” (di qui il nome di “banking”) pronto per poter essere riutilizzato in futuro per un riempimento del seno, oppure per un filler anti-rughe. In questo modo, il grasso corporeo può essere utilizzato in differenti “spazi” e in differenti “tempi”, senza pregiudizi per il paziente che decide di sottoporsi all’intervento, e senza alcun rischio di rigetto.
“Il banking offre diversi vantaggi al paziente non solo in campo estetico” – ha affermato in merito il dottor Alfredo Borriello, direttore dell’unità operativa di Chirurgia Plastica dell’Ospedale Pellegrini di Napoli – “Il grasso prelevato rappresenta una sorta di “assicurazione futura”: quando il paziente deciderà di sottoporsi all’intervento volumizzante, le cellule staminali saranno scongelate e trasformate in adipociti e iniettate nuovamente nel suo corpo. Il riassorbimento, in questo caso, è molto più lento del tradizionale lipofilling”.
L’intervento non sembra avere particolari pregiudizi, ma è comunque sconsigliato se il paziente soffre di malattie genetiche o autoimmuni. Per quanto infine concerne i costi, conservare con il banking il proprio grasso corporeo per circa cinque anni prevede una spesa che oscilla tra i 1.400 e i 5.000 euro.